01.01.2011Alessandro Di Maio

Habemus Papam

Mi trovavo nel giardino della famiglia reale spagnola - tra il Palazzo Reale e il Manzanares, il fiumiciattolo di Madrid – quando i campanili della città iniziarono a suonare, uno dopo l’altro con sempre maggior rigore. Non mi interessai al suono fin quando, fatte delle foto ad un bellissimo pavone e raccolte nel diario alcune foglie degli alberi più belli del giardino, lo scampanio mi sembrò del tutto anomalo. Mi guardai attorno. Nel giardino la compagnia era scarsa: volatili, turisti e qualche famiglia, niente di più. Le campane continuavano a suonare. Allora feci mente locale: mi trovavo in un paese tradizionalmente cattolico, era il 19 Aprile 2005, Papa Giovanni Paolo II era morto qualche giorno prima e non vi era ancora un successore.

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01.01.2011Alessandro Di Maio

Primi sguardi su Madrid

La mattina presto scesi alla stazione ferroviaria di Atocha da un treno bianco e rosso delle cercanias, le ferrovie nazionali spagnole. La banchina era colma di individui che sembravano impegnati a non guardarsi e a stringersi il cappotto per allontanare l’abbraccio del freddo mattutino. Costituivano una massa solida che avrebbe certamente avuto qualche difficoltà a lasciare un corridoio libero per le centinaia di persone che come me aspettavano l’arresto del treno e l’apertura dei portelloni. Scesi dal treno. La stazione era grande, ben organizzata. Ricordo di aver pensato all’attacco terroristico dell’11 Marzo, a quei “poviri Cristi” ammazzati da bombe nascoste vigliaccamente dentro degli zaini, a quei fortunati che si trovavano nella banchina e che rischiarono di morire se quegli zaini fossero esplosi all’interno della stazione.

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01.01.2011Alessandro Di Maio

L’acqua fresca del fiume Mela

Ogni due chilometri abbandonavo la strada sterrata per il letto del fiume. La polvere che camminando rialzavo nell’aria lasciava il posto alle terra scura e umida del letto del fiume Mela. L’acqua brillava da lontano e la vegetazione rigogliosamente verde rendeva pittorico tutto il naturale: i monti verdi, gli arbusti gialli e i fiori viola, le rocce a strapiombo e quelle macchiate dal ferro che li compone, il sole che si riflette nell’acqua e le caverne scavate nella roccia durante il Secondo Conflitto Mondiale, i piccoli rami trasportati dalla forza del torrente e le pietre del fiume, grigie, tendenti al bianco e levigate come uova.

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01.01.2011Alessandro Di Maio

Assemblea Generale del 4° Comitato ONU

“Chile is present”. E’ questa la formula con cui io, delegato italiano alla simulazione ONU 2007, dichiaravo la presenza della mia delegazione alle sedute del 4° Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Chiamarla delegazione era forse chiedere troppo visto che in quel comitato ero l’unico componente della delegazione cilena. Nell’assegnazione dei compiti l’Università di Messina che mi aveva mandato a New York con un gruppo di colleghi, aveva tenuto conto anche delle conoscenze della lingua inglese: visto che eravamo un piccolo gruppo, quelli in grado di parlarla venivano mandati allo sbaraglio, gli altri si accompagnavano a vicenda.

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01.01.2011Alessandro Di Maio

Le sorprese della Chinatown di New York

Chinatown è un quartiere che mi ha impressionato nonostante avessi già visitato qualcosa di simile in altre metropoli internazionali. Quello di New York è un quartiere sovraffollato, con mercati ittici e ortofrutticoli ad ogni angolo, con le strade di cemento bagnate e piene di scatole vuote. Chinatown l’ho vista così. A marzo ancora addobbata per i festeggiamenti passati del capodanno cinese e con i venditori di pesce che, dopo avermi visto di sottocchio, gridavano “No pictures, no pictures”. Impegnati a contrattare con il cliente, si rivolgevano a me solo indirettamente, senza guardarmi. Il cliente sceglieva il pesce vivo da una vasca in vetro. Il venditore lo catturava per inserirlo in una busta di plastica trasparente e scagliarlo su di un muro delle retrovie del negozio, dove un macellaio lo tagliava, pulica e confezionava.

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01.01.2011Alessandro Di Maio

Le delusioni di un giovanotto che va in America

Camminare per le strade della capitale del mondo è bello, farlo a ritmo di musica è ancora meglio. La vista dei grattacieli di cemento e vetro, le corse dei taxi gialli, i megaschermi informativi sull’andamento della borsa e sulle ultimissime news mondiali si gustano meglio al ritmo di musica. Ciò vale anche per una Manhattan coperta di bianco e pulita da un freddo gelido e asciutto, per la Manhattan scoperta a Marzo nel mio primo viaggio negli Stati Uniti d’America, “il paese dalle strade d’oro”. Camminando per le sue strade, incrociando ricchi e morti di fame, mi risultava difficile credere di essere nella capitale dell’impero mondiale più grande e potente che storia abbia mai forgiato.

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