Il barbiere di Gerusalemme
Ho chinato il capo a crocefissi, stelle di Davide e quadri della Mecca. Ogni volta con un barbiere diverso, con la speranza di un buon taglio e di una rasatura senza ferite. Da quando vivo in Medio Oriente ho conosciuto molti barbieri. Alcuni di loro mi hanno parlato in arabo, altri in ebraico, ma in genere ci incontravamo a mezza strada con l’aiuto dell’inglese. Ognuno di loro ha rasato la mia barba e accorciato i miei capelli con modi, tecniche e risultati differenti, ma due cose li accomunavano: la rassegnazione scolpita nei loro volti per un conflitto che non vede via d’uscita, e la facilità con cui mi hanno raccontato storie, regalato emozioni, consigliato luoghi e, ahimè, procurato cicatrici.
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