17.01.2011 Alessandro Di Maio

Viaggiare in Medio Oriente in attesa di “Media in Conflict”

Tre stelle nel cielo di Gerusalemme hanno appena segnato la fine dello Shabbath, il giorno di riposo settimanale degli ebrei, e mentre questi tornano a lavoro, gli israeliani arabi di fede musulmana consumano il loro primo pasto quotidiano tra le strade illuminate a festa per il Ramadan da poco iniziato.

Sono un giovane studente italiano appassionato di giornalismo e mi trovo in Medio Oriente dopo aver partecipato come volontario alla terza edizione del Festival Internazionale di Giornalismo, organizzata a Perugia nella prima settimana di Aprile 2009.

Da due settimane viaggio in Israele e nei Territori Palestinesi, attraverso una terra considerata "Santa" dalle tre più diffuse religioni monoteiste e "maledetta" da buona parte dei politici, giornalisti e operatori umanitari che da anni seguono da vicino il conflitto Israelo-Palestinese.

Sono qui per seguire il seminario "Media in Conflict" (MICS2009), un corso intensivo di giornalismo in zone di guerra che avrà luogo presso il Centro Interdisciplinare di Herzliya (IDC), la più prestigiosa università privata d'Israele; ma anche per farmi un’idea dei significati che parole come 'politica', 'giornalismo', 'dialogo', 'guerra' assumono in una terra piccola ma complessa e importante come questa.

Adesso scrivo alla cieca su di una tastiera priva dei caratteri latini e provvista degli alfabeti ebraico ed arabo. Lo faccio per ringraziare LaSpecula.com, il Festival Internazionale di Giornalismo, la European Youth Press e la Youth Press Italia che, non solo mi hanno permesso di venire a conoscenza del bando di selezione dei partecipanti al seminario sul giornalismo in aree di conflitto, ma in modi e tempi diversi mi hanno sempre dato voce, esperienza e contatti.

Viaggiare in Medio Oriente non è facile. E’ una zona militarizzata dove capita spesso di essere fermati per strada da militari e agenti di sicurezza per essere interrogati con domande personali e intrusive giustificate da “motivi di sicurezza”. Il Medio Oriente è una zona di confini, muri, delimitazioni, checkpoint, enclavi e mezzi di trasporto precisi e puntuali in Israele, pochi e precari nei territori palestinesi

Inoltre, tentare di scoprire le culture che qui prosperano, arrancano e si scontrano è compito arduo e necessita l'azzeramento di ogni pregiudizio, anche perché sarà facile incontrare israeliani o palestinesi capaci di articolare il proprio punto di vista con precisione e passione e discutere di geopolitica e religione, di guerra e terrorismo con una normalità sconosciuta a qualsiasi europeo.

In attesa che inizi il seminario riguardo gli appunti presi e le fotografie scattate in questi giorni, ripensando alle conversazioni con politici, religiosi, giornalisti, attivisti e nuovi immigrati incontrati finora, e ricostruendo sulla mappa i percorsi fatti con i più svariati mezzi di trasporto tra la costa mediterranea - abitata dai nuovi immigrati provenienti dai paesi ex sovietici – e l'arido deserto del Negev - costellato di basi militari e abitato dai beduini -, tra la disputata Gerusalemme e la rilassata e caotica Ramallah, tra la struggente Jenin e la sacra e tesa Betlemme.

Post pubblicato su LaSpecula Magazine e AlexanderPlatz Blog il 22 Agosto 2009.