01.01.2011 Alessandro Di Maio

Primi sguardi su Madrid

La mattina presto scesi alla stazione ferroviaria di Atocha da un treno bianco e rosso delle cercanias, le ferrovie nazionali spagnole. La banchina era colma di individui che sembravano impegnati a non guardarsi e a stringersi il cappotto per allontanare l’abbraccio del freddo mattutino.

Costituivano una massa solida che avrebbe certamente avuto qualche difficoltà a lasciare un corridoio libero per le centinaia di persone che come me aspettavano l’arresto del treno e l’apertura dei portelloni.

Scesi dal treno. La stazione era grande, ben organizzata. Ricordo di aver pensato all’attacco terroristico dell’11 Marzo, a quei “poviri Cristi” ammazzati da bombe nascoste vigliaccamente dentro degli zaini, a quei fortunati che si trovavano nella banchina e che rischiarono di morire se quegli zaini fossero esplosi all’interno della stazione.

Addentrandomi nella stazioni incappai nell’angolo del ricordo, uno spazio colmo di cilindri bianchi spaventosamente colorati da impronte di mani nere, e da computer da utilizzare per lasciare il proprio messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime dell’11 Marzo.

Fuori era una bella giornata. Il sole s’incamminava lentamente verso il centro del cielo e il freddo continuava a farsi sentire. Scattai una foto alla scritta “Madrid. Estaciòn de Atocha”, poi una con me davanti.

Le auto e gli autobus correvano sulla strada principale, il Ministero dell’agricoltura era bello e proprio lì accanto, una fontana spruzzava alti getti d’acqua sotto alberghi lussuosi.

Percorsi Calle Atocha. Qui con pochi euro comprai due libri di Gabriel García Márquez. Li avevo già letti in italiano ma in quel momento promettevo a me stesso di rileggerli in spagnolo.

Feci colazione con tre euro di Kebab fatto da nordafricani. Speravo di ritrovare il pane libanese - laffa - ma la carne e l’insalata la misero in un semplice panino.

La Piazza del Sol mi aspettava. E‘ il Km Zero, l’ombelico delle distanze spagnole, il punto da cui gli ingegneri e gli architetti partono con il righello per misurare le distanze che separano Madrid dalle altre città spagnole ed europee.

El Sol è uno dei luoghi più antichi di Madrid, una piazza che non ha porte, ma che è definitiva Puerta del Sol e che ospita cartelli pubblicitari di ogni tipo, dal più tradizionale “Tio Pepe” a enormi cartelloni pubblicitari di donne e uomini quasi nude. Il tutto sotto gli sguardi dell’orso di Madrid (statua de El oso y el Madroño, un orso che si ciba dei frutti del corbezzolo, da molti anni simbolo della città) e del re Carlo III di Borbone (re di Spagna, figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese, duchessa di Parma e Piacenza, rappresentato in unarassicurante statua equestre).

Testo tratto da “Il primo viaggio in terra spagnola”
Gennaio 2005 - Post pubblicato per la prima volta su Alexander Platz Blog il 20 Giugno 2007