16.01.2011 Alessandro Di Maio

Nord-Africa, ultimatum per il siciliano nelle mani di Al-Qaida

A un giorno dalla scadenza dell’ultimatum, il gruppo terroristico di Al Qaida per il Maghreb – ‘Aqmi, al Jihad fi Bilad al Maghrib al Arabi’ - ha diffuso un messaggio audio di Sergio Cicala, il siciliano rapito insieme alla moglie, Philomene Pwelgna Kaborè, lo scorso 17 dicembre 2009 nel deserto della Mauritania al confine con il Mali. (Guarda il video)

Il messaggio - lungo poco più di un minuto, intitolato “Messaggio dall’ostaggio Italiano al governo Berlusconi” e diffuso con una foto in cui Cicala è inginocchiato e con la barba lunga davanti a sei islamisti con il viso fasciato e le armi in mano - è stato rintracciato da SITE, l’agenzia statunitense per il monitoraggio dei siti internet islamici, secondo cui il messaggio sarebbe stato registrato il 24 Febbraio.

Nel messaggio il siciliano si identifica e rivolgendosi al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, afferma: “…dal 18 dicembre sono prigioniero dei combattenti di Al Qaida. La mia libertà e quella di mia moglie dipende dalle concessioni che il governo è disposto a fare. Spero che al più presto il governo si interessi della nostra situazione e di conseguenza delle nostre vite. Aspettiamo fiduciosi che tutto ciò possa al più presto possibile concludersi nel migliore dei modi, naturalmente con la liberazione sia mia che di mia moglie”.

Il comunicato del gruppo terroristico non ha dato notizie dei tre cooperanti spagnoli - Alicia Gamez, Roque Pascual, Albert Vilalta – sequestrati lo scorso novembre insieme al francese Pierre Camatte, liberato invece lo scorso 23 febbraio in cambio della liberazione di quattro terroristi.

Tornato in Francia dopo tre mesi di prigionia, Pierre Camatte ha descritto i suoi rapitori come “fanatici per lo più di giovane età convinti di avere la verità suprema e che leggono tutto il tempo il Corano perché intenzionati a islamizzare il mondo intero”. Secondo il francese il gruppo avrebbe tentato più volte di convertirlo all'Islam.

Cicala, 65 anni, appassionato d’Africa e originario di Carini, centro urbano facente parte dell’area metropolitana palermitana, è stato sequestrato il 17 dicembre 2009 insieme alla moglie trentanovenne originaria del Burkina Faso, mentre era in gita turistica sulle dune del Sahara tra Mauritania e Mali.

All’indomani del sequestro, sua figlia Alexia aveva lanciato un appello al Ministro degli Esteri, Franco Frattini, affinché avviasse urgentemente i contatti con i rapitori per conoscere le condizioni di salute dei due ostaggi e iniziare le trattative.

Lo scorso 6 febbraio, con un messaggio in lingua francese rintracciato dal SITE, Al Qaida per il Maghrib dava al governo italiano “25 giorni di tempo a partire dall’emissione del comunicato” – dunque entro il primo Marzo - per assolvere alle richieste avanzate in cambio della liberazione del connazionale.

La contropartita chiesta consiste nel rilascio di propri combattenti al momento detenuti “i cui nomi – si precisava – sono già stati dati al negoziatore italiano”. Anche se non sono stati resi pubblici i nomi sembrerebbe che i prigionieri da liberare in cambio dell’ostaggio siciliano sarebbero un imprecisato numero di islamisti detenuti nelle galere della Mauritania.

Il governo mauritano teme che la mano morbida chiesta dal governo italiano con la liberazione degli islamisti possa causare il rafforzamento del gruppo terroristico. Inoltre, il governo algerino chiede non soltanto il pugno duro “perché – così ha dichiarato un portavoce - con i terroristi non si tratta”, ma vuole anche l’estradizione dei combattenti e terroristi islamici ci cittadinanza algerina (ve ne sono molti tra le fila dell’AQMI).

Al quotidiano spagnolo ‘El Pais’, il presidente del Mali, Amadou Toumani Touré, aveva consigliato alle famiglie degli europei sequestrati di non perdere la speranza e di essere ottimisti perché “si sta lavorando con discrezione ed efficacia”. Tuttavia il capo di Stato del paese africano aveva escluso l’intervento militare del proprio esercito contro le basi di Al Qaida in Mali, come invece chiesto dai paesi europei.

‘Al Qaida per il Maghreb’ (AQMI) o ‘Al Jihad fi Bilad al Maghrib al Arabi’ è il braccio nordafricano di Al Qaida nato nel gennaio 2007 dalla trasformazione dell’algerino ‘Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento’ (GSCP), a sua volta nato nel 1998 per migliorare l’immagine del ‘Gruppo islamico armato’ (GIA) che negli anno ’90 si rese colpevole di numerosi efferati massacri contro la popolazione algerina.

Oggi l’AQMI è guidata da Abdelmalek Deroukdal, alias Abu Mussab Abdel Wadoud. La prima rivendicazione del gruppo terroristico risale al 13 Febbraio 2007 in occasione di una serie di attentati nella regione berbera algerina di Cabilia, tra la capitale Algeri e la città di Béjaïa, sulla costa. Tra il 2007 e il 2008 ha insanguinato il paese con un enorme numero di attentati kamikaze, soprattutto compiuti nel cuore della capitale contro stazioni della polizia e le sedi della Corte Costituzione e dell’ONU.

Nel 2009 il numero degli attentati si è abbassato notevolmente ma sono proseguiti i sequestri di cittadini occidentali. Nel giugno 2009 il gruppo mantiene fede alle proprie minacce e uccide il turista inglese Edwin Dyer, tenuto in ostaggio per sei mesi.

Articolo pubblicato su LaSpecula Magazine il 28 Febbraio 2010.