La Nakba palestinese e la paura di una Terza Intifada
Sulla Terra Santa spira vento di violenza e grava un’atmosfera da terza intifada che ha già macchiato di sangue i confini di Israele e le strade dei quartieri di Gerusalemme Est.
La 63ma commemorazione della ‘Nakba’ – in arabo ‘la catastrofe’ - l’esodo di migliaia di palestinesi avvenuto alla nascita dello Stato di Israele nel 1948, si è rivelata la giornata d’odio più violenta dalla fine della seconda intifada e ha lasciato a terra una decina di morti e centinaia di feriti.
Gli scontri hanno avuto inizio lo scorso venerdì, quando da una finestra di Beit Yehonatan, un edificio ebraico nel cuore del quartiere arabo di Silwan, a Gerusalemme Est, è partito il colpo di pistola che ha ucciso Milad Said Ayyash, un ragazzo palestinese di 17 anni ritenuto il primo martire della terza intifada.
Al termine del funerale, Silwan, Isawaya e Ras al-Almud, tutti villaggi palestinesi situati nelle vallate tra la Spianata delle Moschee, il Monte degli Ulivi e la barriera di separazione israeliana, si sono trasformati in un formicaio di ragazzini palestinesi che, incitati dagli adulti seduti sui balconi o affacciati alle finestre, hanno costruito barricate, bloccato le strade e scagliato sassi contro i soldati israeliani per tre giorni consecutivi.
Gli scontri sono stati più violenti nei dintorni del checkpoint di Qalandia, sulla strada per Ramallah. Una bandiera israeliana è bruciata al grido di “morte a Israele” e centinaia di palestinesi hanno lanciato sassi e bottiglie contro i soldati, i quali hanno risposto con gas lacrimogeni e arresti.
La guerriglia urbana palestinese, ripetuta con lo stesso copione in quasi tutte le città della Cisgiordania, è stata gestita dalle forze israeliane senza molte difficoltà, ma le azioni che hanno sorpreso l’esercito dello Stato ebraico hanno avuto luogo al confine settentrionale.
A Maroun al-Ras, un villaggio scita nel Libano meridionale, a un chilometro dal confine con Israele, centinaia di palestinesi si sono raccolti nel tentativo di rompere le barriere di confine e entrare nel villaggio israeliano di Avivim, esibendo le chiavi di quelle che furono le case dei loro antenati. Militari libanesi e israeliani hanno aperto il fuoco contro i manifestanti causando la morte di sei persone.
Sulle Alture del Golan un evento simile ha spezzato la quiete che da più di trent’anni caratterizzava il confine con la Siria. Migliaia di rifugiati palestinesi hanno divelto i pali della rete di confine e si sono introdotti nei villaggi drusi del Golan. Nel tentativo di disperdere la folla, i soldati israeliani hanno prima sparato in aria e poi - come scritto su un comunicato dell’IDF – “mirato alle gambe dei protestanti non violenti”, causando l’uccisione di un numero ancora imprecisato di manifestanti.
Articolo di Alessandro Di Maio pubblicato su LaSpecula.com Magazine il 15 Maggio 2011.
Foto: Alessandro Di Maio