Israel celebrates 63rd Independence Day (VIDEO)
Come la stragrande maggioranza dei popoli della Terra, gli ebrei hanno affrontato la propria esistenza alternando tempi di splendore e successo a momenti di grande difficoltà e crisi. Per primi hanno abbandonato il politeismo, per abbracciare con devozione zelota un Dio che, pur se vendicativo, ha portato legge in una situazione di anarchia tra lupi affamati.
Il popolo ebreo fu il primo “popolo del libro” e poté avvantaggiarsi di un’unità culturale straordinaria e differenziarsi dai tanti popoli vicini.
Stanziati nella piccola regione, da loro definita “Terra Promessa” - tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, tra il Sinai e le alture fertili del Golan - gli ebrei si sono dati un re (il Re Davide), che ha costruito un paese e un impero, con strade, palazzi, fortezze, un grande templio e un codice normativo supplementare.
Lo splendore fu spazzato poco dopo. Greci, Babilonesi, Egiziani, Romani, tutti consapevoli dell’importanza strategica della regione, l’hanno conquistata, azzerando i diritti della popolazione locale, forzandola alla schiavitù e all’esodo.
Poi secoli di antisemitismo. Sparsi per tutto il mondo "occidentalmente" conosciuto, accusati di aver ucciso Gesù Cristo, costretti a vivere nei ghetti, e spesso sottoposti a pogrom, gli ebrei hanno iniziato ad analizzare la propria storia, vedendola come una continua e ininterrotta alternanza tra cose belle e brutte, tra gioie e sofferenze, tra speranze e paure.
Quest’analisi vale ancora oggi. Dopo quasi settant’anni dal crimine più alto mai commesso dall’essere umano – l’Olocausto – il popolo ebreo è consapevole di dover affrontare alti e bassi e vivere successi e sacrifici. A me pare sia così. Sono convinto che gli ebrei vivano pienamente, e con forte ed estremizzata umanità, ogni gioia e dolore: sanno già di dover affrontare i contrari.
La creazione dello Stato di Israele era sembrata l’unica possibilità. Li aveva illusi, prospettando un futuro radioso, di pace e serenità, ma a sessantatré anni dalla creazione di quello Stato, il conflitto arabo-israeliano e quello israelo-palestinese continuano, rafforzando, ancora una volta, la convinzione della continua alternanza tra felicità e dolore, sentito fardello del popolo ebreo.
Ancora oggi, la celebrazione di un matrimonio ebreo religioso termina con la rottura del bicchiere di vetro dal quale la coppia ha bevuto il vino. La rottura di quel bicchiere ricorda che anche nei momenti di gioia bisogna essere consapevoli della sofferenza e dei sacrifici che certamente si patiranno in futuro.
Pochi giorni fa, quando l’intero popolo israeliano ha occupato le strade e le piazze del paese per festeggiare il 63mo anno dell’indipendenza di Israele, questa sensazione saturava l’aria. in una generale situazione di incertezza, l'unica cosa certa sembrava essere proprio questa: la consapevolezza di una storia e di un futuro tra gioie e dolori.
Testo e video: Alessandro Di Maio
Foto: UPI/Debbie Hill
Maggio 2011