25.03.2012 Alessandro Di Maio

Intervista: l’Europa e il terrorismo di matrice islamica

La serie di attentati terroristici di matrice islamica che ha insanguinato l’Europa in quest’ultimo decennio, incute timore, solleva pregiudizi contro la popolazione musulmana europea e mette in dubbio le politiche d’integrazione adottate dai paesi europei.

Dalle bombe sui treni alla stazione Atocha di Madrid nel 2004, alla strage perpetrata pochi giorni fa dal giovane qaedista e cittadino franco-algerino Mohammed Merah contro la scuola ebraica di Tolosa, le reazioni di sdegno e paura sono state diverse, ma qual è oggi la presenza di cellule terroristiche di matrice islamica in Europa?

Per rispondere a questa e altre domande, mi sono rivolto a Boaz Ganor, esperto di terrorismo e fondatore e direttore dell’ICT, l’istituto israeliano dell’Anti-Terrorismo e uno dei centri più importanti dell’Anti-Terrorismo occidentale. L’intervista è stata pubblicata dal Quotidiano Libero nella sua edizione cartacea del 22 Marzo 2012.

Il terrorismo islamico è un fenomeno ristretto a un piccolo gruppo di fanatici?
«Il terrorismo jihadista è un problema globale» risponde Boaz Ganor, direttore dell’Istituto di Anti-Terrorismo israeliano. «Sono ovunque. Internet ha favorito la globalizzazione del fenomeno diffondendone l’ideologia e permettendo il reclutamento».

Esiste un numero approssimativo delle organizzazioni terroristiche islamiche presenti in Europa?
«Il fenomeno è complesso, basato su “reclute” radicalizzate come singoli o come gruppo. Una stima è impossibile».

Quali sono le strategie per combattere il terrorismo?
«Prima di tutto è necessario limitare le capacità operative delle organizzazioni. Ciò è possibile migliorando le intelligence nazionali e costruendo una rete di cooperazione. In secondo luogo bisogna spiegare il fenomeno ai cittadini in modo che possano affrontarlo senza subire attacchi di panico e d’isteria collettiva. Infine, bisogna fermare la propaganda dell’islam radicale, adottando migliori politiche d’integrazione. Questo può avvenire solo con l’aiuto delle comunità islamiche moderate. Il messaggio deve essere chiaro per tutti: tolleranza zero contro i radicali e cooperazione con l’islam moderato».

La popolazione musulmana è in crescita in tutta Europa. Si può considerare una conquista pacifica da parte dell’islam?
«Alcuni leader radicali la definiscono una conquista, io no. Tuttavia, non c’è alcun dubbio che nei prossimi anni questa cambierà la demografia dell’Europa. Anche se la vasta maggioranza della comunità islamica in Europa è pacifica, più essa cresce, più crescono le possibilità di trovarvi semi di cellule terroristiche».

Parlare di terrorismo islamico in Europa comporta il rischio di essere definiti islamofobi. Cosa ne pensa?
«In passato abbiamo avuto fanatici comunisti, anarchici e fascisti. Oggi ce ne sono di nuovi: gli jihadisti. Sbaglia chi li ignora. Sono fanatici che intendono conquistare i cuori e le menti dei membri delle comunità islamiche sparse per il mondo per portarli all’uso del terrorismo e promuovere l’Islam radicale. Possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno, far finta che esso non esista e svegliarci poi nell’incubo degli attentati terroristici come accaduto adesso. Oppure possiamo chiamare le cose con il loro nome e lavorare insieme alla maggioranza dei musulmani per identificare e neutralizzare gli jihadisti».

Intervista di Alessandro Di Maio pubblicata dal Quotidiano Libero il 22 Marzo 2012.