16.01.2011 Alessandro Di Maio

Intervista al presidente della Georgia Mikahil Saakashvili

Signor Presidente, secondo lei quali azioni dovrebbe intraprendere l’Unione Europea nei rapporti con la Russia?
Credo che l’Europa debba confrontarsi con la Russia ma il confronto deve essere basato su principi chiari fin dall’inizio. Non bisogna trattare i leader russi come se fossero diversi dagli altri. I cittadini russi, poi, sono persone del tutto normali. Non sono nordcoreani: vogliono trascorrere del tempo in Europa, comprano case e mandano le mogli a fare shopping nel Vecchio Continente.

L’ho sperimentato io stesso qui in Italia. La propaganda delle televisioni russe mi dipinge come se fossi Bin Laden ma non tutti ci credono. Ieri ero a Roma e da un gruppo di turisti russi, esce un uomo e mi chiede di fare una foto con lui. Poi si rivolge agli altri e dice “Avanti, venite anche voi, il presidente non morde mica”. Alla fine, credo che si possa dire che la Russia abbia bisogno dell’Europa molto più di quanto l’Europa non abbia bisogno della Russia, anche se molti Europei pensano esattamente l’opposto. Credo che dovrebbero ricredersi e instaurare un dialogo basato su questo presupposto.

Il presidente georgiano tende la mano al Cremlino, a condizione di riacquistare la sovranità su Ossezia e Abkhazia?
Noi vogliamo essere amici della Russia ma loro hanno occupato due terzi del nostro territorio. E’ una cosa che in Europa non accadeva dagli anni trenta del secolo scorso. Ci sono legami strettissimi tra i nostri due paesi ma devono capire che siamo uno Stato indipendente. Dico ai Russi di ritirarsi, di portare via i carri armati e i soldati e venire in Georgia da turisti.

Secondo lei c’è ancora qualche speranza di riunificazione con i territori persi l’anno scorso?
Chi l’avrebbe detto, durante la Guerra Fredda, che le due Germanie si sarebbero riunificate? E invece è successo. La stessa cosa può capitare a noi.

Quali sono i rapporti tra lei e l’opposizione politica nel suo paese? E’ stato fortemente criticato. Non pensa che, normalmente, quando si è in guerra o si subisce un’occupazione, forze politiche e cittadini si stringono attorno al governo in carica?
La Georgia è un paese democratico. Le critiche fanno parte della dialettica politica. Durante l’invasione russa ero attaccato da Mosca e contemporaneamente criticato dall’opposizione politica georgiana, oggi continuo ad essere attaccato e criticato da quest’ultima. Credo sia un forte segnale di democrazia, in una zona, il Caucaso, in cui difficilmente si può trovare un paese che dà ai propri cittadini la possibilità di esprimere le proprie opinioni anche quando sono critiche nei confronti del governo e del presidente in carica.

Cosa pensa di Berlusconi? Nei frenetici giorni successivi all’invasione il nostro Presidente del Consiglio si era schierato dalla parte di quello che lui ha sempre definito “l’amico Putin”.
Non credo che la mia opinione su Berlusconi conti molto. Credo che la posizione presa del governo e dell’opposizione italiana sia stata, tutto sommato, equilibrata. E’ capitato che membri del governo abbiano detto delle cose strane sulla vicenda ma credo che fossero dettate dall’umore del momento o da altre condizioni particolari. Fino a che queste esternazioni non si riflettono sulla politica generale dell’Italia, lo posso accettare.

Intervista pubblicata da LaSpecula il 31 Maggio 2009.