Intervista a Eldad Pardo sulla crisi nucleare iraniana
Eldad Pardo, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, è uno dei più noti esperti israeliani di Iran. A lui abbiamo chiesto come evolverà la crisi scatenata dal programma atomico di Teheran.
Professore, cosa sta accadendo in Iran?
«La stampa è caratterizzata mai più di adesso da bugie, irrazionalità e da una propaganda aggressiva per tenere serrati i ranghi del regime. Gli strateghi iraniani pensavano di poter sfruttare le rivolte nordafricane e mediorientali, ma oggi le osservano con timore, cercando di evitare disordini interni».
Cosa o chi ha causato le esplosioni degli ultimi giorni a Isfahan?
«Probabilmente non lo sapremo mai. Il regime mantiene una censura stretta su questioni del genere. Se anche le esplosioni fossero atti segreti di sabotaggio da parte delle intelligence occidentali, l’Iran non lo ammetterebbe mai perché sarebbe causa di grande imbarazzo».
Potrebbe trattarsi di Israele?
«Non sono in contatto con i servizi segreti e non posso saperlo. Di certo c’è che il programma nucleare iraniano preoccupa Israele e poiché il timore è di un secondo olocausto, qualsiasi ritardo è ben accolto».
Perché il programma nucleare è importante?
«È uno strumento di propaganda interna e una carta diplomatica per incrementare la propria influenza nella regione mediorientale. È anche un paradosso, perché un eventuale bomba atomica proteggerebbe il regime, ma ne aumenterebbe l’isolamento all’interno della Comunità Internazionale e della compagine mediorientale».
Il giorno dopo l’esplosione a Isfahan, Israele ha subito il lancio di razzi Katiusha dal Libano. È una coincidenza?
«Non credo. Se l’Iran ritiene responsabile Israele, i Katiusha sono un segnale per dire “sappiamo che siete stati voi e possiamo colpirvi”. Hezbollah si trova lì per questo. Iran e Hezbollah sono un unico Stato. Il primo è la mente e il secondo il braccio».
L’Iran potrebbe attaccare Israele?
«In passato Teheran ha organizzato attacchi terroristici contro alcune ambasciate israeliane, ma Israele non ha reagito con la forza, nonostante la certezza della responsabilità iraniana. Non credo che il regime degli ayatollah, distante geograficamente e debole dal punto di vista diplomatico-militare, possa attaccare Israele. Potrebbe lanciare qualche missile, ma è molto più probabile che ordini una guerra a Hezbollah».
Si arriverà a una nuova guerra tra Israele e Hezbollah?
«È possibile che il regime iraniano ordini a Nasrallah, leader di Hezbollah, un attacco missilistico di larga scala contro Israele, ma è anche possibile che il Partito di Dio si rifiuti. Non potendo contare sulla Siria, impegnata sul fronte interno, Hezbollah è consapevole di rischiare la propria esistenza. Se ci fosse una nuova guerra, Israele non si limiterebbe a bombardare le strutture militari di Hezbollah, come accaduto nel 2006, ma potrebbe occupare il Libano per sradicare Hezbollah in modo definitivo».
Intervista di Alessandro Di Maio pubblicata dal quotidiano ‘Libero’ il 1 Dicembre 2011.
Photo by Ariel Cohen