Garibaldi, “dittattore” con quattro T
Era quasi mezzogiorno e non volevo far aspettare il console. Ero da poco giunto a Napoli da Roma per un colloquio con il console britannico della città partenopea. Insieme ad un pugno di colleghi universitari avremmo dovuto sostenere un colloquio per un eventuale internship al consolato.
A mezzogiorno in punto tutti e quattro suonammo il campanello del civico 40 di Via Francesco Crispi. Ci aprirono immediatamente. Quando salimmo al piano giusto il responsabile per le relazioni esterne dell’ufficio consolare, Gerardo, ci accolse calorosamente nella Conference Room, un’elegante e sobria stanza di riunione.
Ci sedemmo su comode poltrone marroni a lato di un lungo tavolo a forma ellittica che divideva a metà un pavimento vellutato da una moquette blu notte. Il console Michael Burgoyne ci raggiunse appena l’ultimo di noi si presentò stringendo la mano a Gerardo.
Vestiva senza cravatta e portava una bella barba da ammiraglio inglese della Seconda Guerra Mondiale. Strinse la mano sorridendo. Dalla parete bianca staccò un quadretto. Era una lettera autentica di Giuseppe Garibaldi che ringraziava il governo di Sua Maestà per la neutralità bellica dimostrata durante il trasbordo dei Mille dalle coste siciliane alla Calabria.
In quella lettera il dittatore dalla camicia rossa invitava le autorità inglesi ad accettare come dono “un ristretto spazio necessario all’opera pia cui la vogliono destinare”. Si trattava di un piccolo terreno fabbricabile sito in Via San Pasquale da destinare alla costruzione della chiesa anglicana che le precedenti autorità napoletane - i cattolicissimi Barbone - si erano rifiutati di concedere.
Riposta la lettera di Garibaldi, il console ci mostro un errore ortografico che lo stesso Garibaldi commise definendosi “Dittattore” con quattro “t”.
Quando arrivò il momento del colloquio il console vide il mio curriculum e si sorprese della mia cittadinanza australiana e quindi della mia appartenenza al Commonwealth. "Ah che bello! - esclamò. Finalmente qualcuno con cui giocare a cricket!".
Tratto da “Diario di un soggiorno romano”
Gennaio-Febbraio 2008
Questo post è stato pubblicato per la prima volta su Alexander Platz Blog il 20 Agosto 2008