Dalla sera alla notte al Paseo del Prado
Era finalmente giunta la sera che aspettavo. L’aria limpida e fredda rifletteva le luci bianche e rosse delle macchine che dalla Puerta de Alcalá si diramano per tutta la città. Bandiere nazionali sventolavano lentamente sui balconi degli edifici pubblici. I negozi sputavano gente d’ogni risma, persone agghindate con cappotti neri a grandi bottoni sui lati e colletti alti fin sopra le orecchie.
Alle otto e trenta della sera entrai dal cancello che dalla Plaza de la Independecia dà sull’Avenida de Mejico nel Parque del Retiro. Fu lì che incontrai una figlia di Euskadi, una spagnola del nord, bionda, magra, vestita di jeans e di una pesante giacchetta a quadretti marroni.
Dopo le solite frasi e gesta di rito, iniziammo a camminare per il Paseo Salon de Estanque. All’altezza di Plaza de Nicaragua, un ragazzo pattinava cantando a voce alta la musica che l’iPod attaccato alla cintola gli permetteva di ascoltare.
I monumenti borboni si rispecchiavano nel lago facendo doppia scenografia per la nostra conversazione. Il tutto mentre coppiette di tutte le età sembravano assomigliarci.
Io e la giovine parlammo di tutto, università, famiglia, vita, di quanto fosse cara Madrid, della rugiada mattutina nei petali delle rose, della polizia spagnola e di quella italiana, dei rispettivi sogni nel cassetto, delle esperienze all’estero. Parlavamo di noi, di ciò che eravamo e che desideravamo diventare.
Credo ancora oggi di non aver mai parlato così tanto con una donna in una volta sola. Giunti nella parte settentrionale del Paseo Salon de Estanque, tra gli alberi, le statue di sovrani passati e il campanile illuminato di una chiesa simile ad una moschea, mi voltai verso di lei, le presi le braccia e guardandola negli occhi le chiesi di poterla baciare.
“A una mujer nunca se le pide un beso, simplemente se le da”, mi disse con un sorriso velato.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente e la mia bocca si riempì di saliva. Mi avvicinai. Ci baciammo fino a quando la sera diventò notte tarda senza avvisarci.
Testo tratto da "Il quarto viaggio in terra spagnola"
Trascritto nel Giugno 2007 - Questo post è stato pubblicato per la prima volta su Alexander Platz Blog il 29 Giugno 2007