Dalla Sicilia in Israele, il viaggio diventa blog
Qualche mese fa, durante il Festival Internazionale del Giornalismo, ho avuto modo di conoscere Claudia Bruno, giovane giornalista e studentessa presso la Scuola di Giornalismo di Perugia. Insieme ai suoi colleghi, ha seguito la quarta edizione del festival scrivendo per il blog "Retrofestival". Interessata alla mia esperienza in Medio Oriente e a questo spazio web, Claudia mi ha intervistato. Abbiamo conversato per ore e alla fine mi ha regalato l'articolo che vi propongo in basso a questa pagina. Colgo l’occasione non solo per ringraziare Claudia (grazie mille, cara!), ma anche per salutare tutti i colleghi della Scuola di Giornalismo di Perugia e gli amici del Festival del Giornalismo. Vi auguro una buona lettura.
Ha 26 anni Alessandro Di Maio e, in pochi anni, di strada ne ha fatta parecchia. Sempre in movimento fra Europa, Australia e Stati Uniti, per poi trovare in Medio Oriente gli stimoli per fermarsi. Il suo è il blog di un viaggio continuo per conoscere luoghi diversi, fotografarli e raccontarli, partendo dalla sua Sicilia con la voglia di arrivare lontano.
Terra di contrasti – Dallo scorso agosto Di Maio vive fra Tel Aviv e Gerusalemme, una terra che l’ha subito affascinato – racconta – perché ricca di contrasti politici, religiosi e linguistici. Gli odori, i colori, i suoni di quella terra sono racchiusi nelle foto del blog, immagini che fissano piccoli momenti di vita quotidiana, cogliendo in uno scatto gesti che raccontano culture lontane e spesso conosciute superficialmente. «Quello che mi ha subito colpito – racconta Di Maio – è quanto la vita di israeliani e palestinesi sia diversa da come la vediamo nei giornali o in tv. Ramallah, per esempio, è una città viva e ricca per i canoni mediorientali. I campi profughi ci sono, ma sono in condizioni migliori rispetto alle tendopoli che ci aspetteremmo».
Due culture inconciliabili - Il blog è anche la descrizione in parole e immagini dell’incontro impossibile fra due culture: in alcuni momenti lo scontro è più visibile, come a Hebron, cittadina della Cisgiordania dove vivono dal 1967 i coloni israeliani. La città è spaccata in due, e ogni 10-15 metri si trovano soldati israeliani e check point. Lungo la strada che collega la sinagoga alle abitazioni dei coloni, i negozi e le attività dei palestinesi sono stati chiusi, per paura di violenze e attentati. Qui si capisce come si vive in una terra occupata e si percepisce come la convivenza fra i due popoli, forse, sia davvero soltanto un’utopia.
Articolo di Claudia Bruno pubblicato su “Retrofestival” il 13 Aprile 2011
Foto: Claire Lascourrèges